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Un problema non solo al femminile: Dieta chetogenica e salute dei capelliÈ esperienza di molte persone constatare la perdita o maggiore fragilità dei capelli durante un regime dietetico di tipo chetogenico. Il più delle volte a preoccuparsene sono le donne, soprattutto quando seguono un regime chetogenico a fini dimagranti con contenuto calorico molto ridotto (ad esempio, una dieta VLCKD). Vi è, in realtà, anche una platea molto ampia di persone che, seguendo una dieta chetogenica nella variante normocalorica iperlipidica (così detta low carb – hig fat), non riporta praticamente mai questo problema. Se da un lato ciò può esser spiegato con il fatto che si tratti prevalentemente di pazienti pediatrici (seguono il protocollo a fini neurologici, in particolar modo per l’epilessia), di contro è anche vero che questi spesso assumono in concomitanza alla dieta anche farmaci con riconosciuti effetti negativi sull’assorbimento/metabolismo di nutrienti importanti per salute degli annessi cutanei, quali vitamina B1 e selenio.
Sebbene qualcuno potrebbe derubricare la cosa ad un problema di tipo puramente estetico, la perdita di capelli è un fatto non sottovalutare, perché potrebbe essere il primo sintomo a manifestarsi di un problema organico: il segnale della perdita di un determinato equilibro fisiologico, non rilevabile a prima vista, ma che presenta una (o più) manifestazioni visibili. Infatti talvolta la caduta dei capelli, o il loro indebolimento, precede di poco, o accompagna, la debolezza ungueale o la comparsa di una sintomatologia cutanea, come perdita di elasticità, secchezza o l’insorgenza dieritemi.
Ma quali sono le cause?
Spesso sono molteplici e verosimilmente multifattoriali, correlate a concause quali:
1. Stress e variazioni ormonali (ad esempio estradiolo o T3)
2. Carenze di micronutrienti, quali minerali e vitamine
1. STRESS E VARIAZIONI ORMONALI
Sembrerebbe infatti che repentine perdite di grasso corporeo vengano recepite dal nostro corpo come segnali di stress e che tali segnali vengano trasmessi dalla periferia all’encefalo tramite unmessaggero, l’ormone “leptina”; informando così il sistema nervoso centrale che il corpo si trova in una condizione di carenza energetica. Questo meccanismo di segnalazione agisce poi tramite il cosiddetto asse “ipotalamo-ipofisi-tiroide”, facendo in modo che la ghiandola tiroidea riduca la produzione degli ormoni stimolanti il metabolismo (T3 e T4), creando un feedback negativo sulla produzione degli estrogeni a livello delle ovaie.
Inoltre, quando il tessuto adiposo si riduce sotto una certa soglia, viene meno anche la produzionedegli estrogeni a livello periferico, operata dall’enzima “aromatasi”, che converte il testosterone in estrogeni a partire dal grasso (fenomeno che avviene anche negli individui di sesso maschile).
Il nostro organismo si difende così in caso di forte restrizione energetica, andando a sopprimere temporaneamente quelle funzioni che non ritiene strettamente vitali, come la necessità di riprodursi. Conseguentemente, ai capelli e agli annessi cutanei verrà meno l’azione trofica da partedegli estrogeni, unitamente al probabile deficit di micro e macronutrienti che solitamente si verifica in condizioni di restrizione calorica; a meno che questi non vengano integrati correttamente (vedi prossimo punto) ma anche poi assimilati dal nostro organismo .
2. CARENZEDIMICRONUTRIENTI
Bisogna ammettere che la dieta chetogenica è pur sempre un regime dietetico sbilanciato, dove oltre alla nota e ricercata carenza di glucidi possono verificarsi carenze di vitamine e minerali, anche queste a loro volta imputabili a fattori diversi individuali e non, quali:
- monotonia delle abitudini alimentari
- scarso o nullo consumo di alimenti vegetali (a causa della limitazione delle porzioni verdura e alla quasi totale abolizione del consumo di frutta)
- scarso consumo di prodotti freschi (non solo vegetali, ma anche di origine animale) surgelati, conservati o pastorizzati
- effetto chelante da parte dei corpi chetonici dei cationi a livello renale
- aumentata perdita per cause fisiologiche o patologiche
- aumentato fabbisogno (età della crescita, dieta chetogenica, ciclo mestruale, sport etc.)Parlando più nello specifico di quelli che sono i micronutrienti il cui difetto è imputabile al depauperamento e/o assottigliamento e fragilità degli annessi cutanei, sembrerebbe che la maggior attenzione sia rivolta a:
- vitamine del gruppo B e in particolar modo la vit B1 o tiamina, presente in gran parte nel germedi grano e nei cereali integrali e la B5
- vitamina C
- biotina (o vitamina H)
- minerali quali ferro, zinco, selenio
ma anche agli aminoacidi essenziali (in particolar modo L-metionina e i ramificati) e non essenziali (L-cisteina).
In effetti, secondo una rapida analisi tra quelli che sono gli integratori specifici per questo problema in commercio, sembrerebbe che siano proprio questi i microelementi nutrizionali di cui sono costituiti. Eccone di seguito alcuni dei più noti con relativo contenuto per dose giornaliera consigliata:
Come è possibile notare presentano una composizione quantitativamente e qualitativamente diversa di vitamine, minerali e aminoacidi essenziali.
Vi sono poi altri integratori che vanno ad agire su fattori diversi (quali quelli ormonali) come nel caso dei dispositivi a base di Minoxidil.
È verosimile infatti che non esista rimedio uguale per tutti perché ciascuno perderà i capelli per un motivo diverso dall’altro. A qualcuno mancano determinati sali minerali, ad altri mancano alcuni aminoacidi di cui capelli si costituiscono, per altri ancora è la drastica riduzione calorica.
In altri casi in concomitanza della dieta si è assistito invece all’effetto opposto, alcuni pazientiriportano infatti di aver notato un miglioramento della salute e della lucentezza dei capelli inconcomitanza dell’adozione di un regime dietetico di tipo chetogenico.
Ricordiamo inoltre che prima di optare per l’assunzione di integratori, occorre assicurarsi di diversificare il più possibile la propria alimentazione e cercare di assumere quando possibile cibi freschi e riservando i prodotti confezionati o conservanti solo alle occasioni in cui non è possibile fare diversamente.
MICRONUTRIENTI NEGLI ALIMENTI FRESCHI
Le proteine fresche di origine animale costituiscono un’ottima fonte di ferro e vitamine idro e liposolubili:
- la carne rappresenta una preziosa fonte di ferro nella sua forma facilmente assorbibile (ferroEme), oltre che di vitamina B12 (al contrario, scarsamente contenuta o assente negli alimenti di origine vegetale).
- le uova sono un’ottima fonte di vitamina D e A (contenute nel tuorlo), aminoacidi essenziali e calcio.
- formaggi e latticini costituiscono una nota fonte di calcio e vitamina D, oltre che di vitamine del gruppo B.Inoltre, tutti i semi contengono moltissimi sali minerali, in particolare calcio, magnesio, zolfo, rame potassio e fosforo. In particolare anacardi, semi di girasole e pinoli sono ricchi in zinco; le mandorle e i semi di sesamo sono ricchi in calcio; mandorle, nocciole, noci e cacao amaro sono ricchi in magnesio.È opportuno inoltre considerare l’aspetto relativo alla biodisponibilità (ovvero la capacità di undeterminato nutriente di essere assorbito) e quello relativo alla tipologia di preparazione degli alimenti.
Per il primo aspetto, è utile sapere che il consumo eccessivo di fibre provenienti o “antinutrienti” dalle verdure e dagli alimenti integrali può ostacolare l’assorbimento di determinati micronutrienti(come è il caso dell’acido fitico contenuto nei cereali integrali e nei legumi, che contrastal’assorbimento di calcio, ferro e zinco).Inoltre è opportuno limitare l’assunzione di uova crude per il contenuto nell’albume di avidina, una proteina legante la biotina (o vitamina H), che ne contrasta il suo assorbimento e viene denaturata con la cottura.
In altri casi possiamo migliorare la biodisponibilità di alcuni nutrienti come è il caso del ferrocontenuto negli spinaci, aggiungendo del succo di limone; essendo l’acido ascorbico in essocontenuto in grado di ridurre il ferro dalla forma “ferrosa” a quella “ferrica”, più facilmente assimilabile dalle cellule del nostro intestino.Per quanto riguarda i metodi di preparazione, invece, è opportuno alternare il consumo di verdure crude a quelle cotte; preferendone la cottura a vapore piuttosto che la bollitura, che determina ladispersione dei sali minerali nell’acqua di cottura. Il primo metodo inoltre, consente di raggiungeretemperature meno elevate evitando così il rischio di denaturare le vitamine termolabili (in particolar modo la C e la E).
Come diceva la celebre frase del filosofo Socrate, “fa che il cibo sia la tua medicina”!
Solo quando avremo curato bene per primo questo aspetto, potremmo considerare l’eventualeaiuto di un supplemento utile per migliorare la nostra salute e il nostro benessere, oltre chel’estetica.Dott.ssa Eleonora Di Pietro
Biologa Nutrizionista