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Dieta chetogenica e schizofrenia: una prospettiva futura?
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  1. La schizofrenia è una psicosi cronica caratterizzata dalla persistenza di sintomi di alterazione delle funzioni cognitive e percettive, del comportamento e dell’affettività, con un decorso superiore ai sei mesi, e con forte disadattamento della persona ovvero una gravità tale da limitare o compromettere le normali attività di vita. [1]

    La prevalenza, a livello mondiale, della schizofrenia è dell’1% circa. La percentuale è paragonabile tra uomini e donne. Ambiente urbano, povertà, traumi infantili, abbandono e infezioni prenatali sono fattori di rischio e c’è una predisposizione genetica. L’età media di insorgenza è nella prima parte della seconda decade nelle donne ed un po’ prima negli uomini; circa il 40% dei maschi ha il primo episodio prima dei 20 anni. L’esordio durante l’infanzia è raro; può insorgere anche nella prima adolescenza o durante la vecchiaia (in tal caso prende talvolta il nome di parafrenia). [2]

    I componenti principali del trattamento sono i farmaci antipsicotici, la riabilitazione attraverso i servizi di sostegno sociale e la psicoterapia. Poiché la schizofrenia è una patologia a lungo termine e ricorrente, insegnare ai pazienti tecniche di autogestione della malattia rappresenta un obiettivo generale significativo. [3, 4]

    Una delle ipotesi più comuni circa la patogenesi della schizofrenia riguarda il ruolo della dopamina: il malfunzionamento dei neuroni dopaminergici potrebbe essere la causa delle errate interpretazioni da parte della mente che portano allo sviluppo di psicosi. [5] I farmaci antipsicotici agiscono principalmente sopprimendo l’attività della dopamina. Sfortunatamente molti dei pazienti schizofrenici soffrono di sintomi persistenti che non possono essere completamente trattati con i farmaci disponibili.

    Il meccanismo della chetosi ha interessanti possibili applicazioni in questo campo della medicina. L’ ipotesi è che la dieta chetogenica cambi il GABA ratio: glutammato in favore di GABA, soppressione del catabolismo e aumento della sintesi di GABA e del metabolismo del glutammato, che potrebbe aiutare a compensare i livelli di GABA alterati nel cervello schizofrenico, portando a un possibile migliore esito della malattia per quanto riguarda la sintomatologia, oltre all’effetto preventivo nei confronti dell’aumento di peso causato da alcuni dei farmaci utilizzati nel trattamento della patologia. [6]

    Alcuni case reports suggeriscono questo effetto benefico della dieta chetogenica.

    Nel 2017 Christopher M. Palmer, del McLean Hospital della Harvard Medical School, descrive due case reports, un uomo di 33 anni e una donna di 31 anni. Entrambi hanno trovato immenso beneficio nell’adottare una dieta chetogenica [7].

    L’uomo, obeso, ha visto i seguenti miglioramenti dopo aver seguito una dieta chetogenica per 3 settimane:

    •   Perdita di peso
    •   Riduzione delle allucinazioni uditive
    •   Riduzione dei deliri
    •   Miglioramento dell’umore
    •   Miglioramento dell’energia
    •   Miglioramento della capacità di concentrazioneDopo aver seguito la dieta per quasi un anno, ha perso 47 kg e il suo stato funzionale generale è migliorato notevolmente. È importante sottolineare che ha continuato a sperimentare una riduzione dei sintomi sia positivi che negativi. Il termine sintomi positivi si riferisce a peculiarità degli schizofrenici rispetto ai non schizofrenici, come deliri e allucinazioni. Il termine sintomi negativi si riferisce ad una perdita di funzionalità di cui soffrono gli schizofrenici, riguardo alcuni aspetti della memoria o della cognizione (il pensiero).

      Il paziente ha abbandonato la dieta per almeno 5 volte e ogni volta i suoi sintomi sono peggiorati sostanzialmente entro un giorno o due, rimanendo tali fino a quando ritornava ad uno stato di chetosi, valutato mediante misurazione dei chetoni nelle urine e/o tramite la perdita di peso.

      La paziente donna, con una storia di anoressia nervosa ma non più anoressica, ha visto i seguenti miglioramenti dopo aver seguito una dieta chetogenica per 4 settimane:

    •   Perdita di peso
    •   Scomparsa dei deliri
    •   Miglioramento dell’umore
    •   Maggiore energiaIl suo punteggio PANSS (un punteggio più alto si associa a una schizofrenia più grave) è sceso da 107 a 70. Quando ha interrotto la dieta ha sofferto di gravi paranoie e deliri persecutori. È tornata alla dieta ma senza miglioramenti. Ha quindi deciso di digiunare per tre giorni (il digiuno induce la chetosi), e al 3 ° giorno i deliri si sono completamente risolti.

      Un altro case report riguarda una donna bianca di 70 anni che soffriva di deliri e allucinazioni dall’età di 7 anni con una diagnosi di schizofrenia a 17 [8]. La sua dieta era sbilanciata (ipercalorica e ricca di cibi preconfezionati e industriali) e la paziente era obesa.

      Ha iniziato la dieta chetogenica, con non più di 20 g/die di carboidrati. Dopo sette giorni dall’inizio si sentiva bene e con più energia, diciannove giorni dopo ha riferito di non sentire più le voci, di non vedere gli scheletri e di sentirsi più calma. Un anno dopo i benefici erano

    ancora presenti, perdendo 10 kg ma rilevando un aumento della PA e della FC (probabilmente dovuti alla qualità delle fonti proteiche componenti la dieta).

    Nonostante uno studio del 2017 abbia concluso che “attualmente, non ci sono prove sufficienti per l’uso della KD nei disturbi mentali, e non è un opzione di trattamento raccomandata “[9], ci sono ragioni per credere che invece possa esserlo, come il fatto che le diete chetogeniche alterano favorevolmente quello che viene chiamato lo stato redox delle nostre cellule: più è negativo lo stato redox, minore è il potere di ossidazione e maggiore è lo stress ossidativo. Si è visto che i pazienti schizofrenici, in qualsiasi fase della malattia si trovino, hanno uno stato redox basso per cui sono in una situazione di stress ossidativo [10]. Esistono poche terapie in grado di migliorare in modo affidabile lo stato redox dell’intero organismo, tranne le diete chetogeniche, la restrizione calorica o il digiuno. Le diete chetogeniche (specialmente se ben formulate) e il digiuno mirato sono le soluzioni più sostenibili in questo caso, mentre la restrizione calorica è più difficile da fare e comporta significativi effetti collaterali.

    La dieta chetogenica può inoltre agire a beneficio dei cervelli malati perché riduce i livelli di insulina, diminuendo lo stato infiammatorio del paziente. La dieta chetogenica è anche efficace per il controllo della glicemia, che aiuta a evitare un’atrofia cerebrale significativa, altra tipicità dei cervelli schizofrenici [11, 12, 13].

    Nel 2015 è stato scoperto che il D-beta-idrossibutirrato ha proprietà regolatorie che gli permettono di smorzare l’attività dell’inflammasoma NLRP3, una macchina importante nelle nostre cellule che crea infiammazione [14]. Ci sono prove che l’inflammasoma NLRP3 è coinvolto nella schizofrenia [13]. Inoltre, i pazienti schizofrenici hanno bassi livelli di BDNF cerebrale, un fattore neurotrofico cruciale per mantenere la plasticità cerebrale [15, 16], e le diete chetogeniche hanno dimostrato di aumentare i livelli di questa molecola nei ratti [17, 18]. Il D-beta-idrossibutirrato aumenta anche di 3 volte i livelli di BDNF nelle colture di neuroni umani [18]. Anche il digiuno e l’esercizio fisico contribuiscono ad aumentare i livelli di BDNF.

    L’aderenza a una dieta chetogenica, quando si soffre di una malattia psichiatrica come la schizofrenia non è facile, specie in una società come la nostra nella quale la dieta è ricca di carboidrati raffinati e zuccheri semplici; tuttavia essa migliora diversi aspetti del metabolismo e dell’infiammazione che risultano alterati nella schizofrenia.

    Gli studi di revisione sulle diete chetogeniche per il trattamento dei disturbi psichiatrici sono stati generalmente positivi, anche se provvisori, nelle loro conclusioni data l’attuale mancanza di dati clinici su larga scala.
    Considerato che gli antipsicotici di ultima generazione e la terapia comportamentale cognitiva (CBT) non hanno un impatto significativo sul decorso cinico della schizofrenia, è fondamentale rimanere aperti al potenziale promettente delle terapie metaboliche (dietetiche o di altro tipo) per il trattamento delle malattie psichiatriche.

    È quindi auspicabile approfondire la ricerca sull’effetto della chetosi nella schizofrenia, con un campione numericamente significativo e un protocollo standardizzato.

    Dott.ssa Jessica Morabito Biologa Nutrizionista

    Bibliografia

    1. “Schizophrenia” Concise Medical Dictionary. Oxford University Press, 2010. Oxford Reference Online. Maastricht University Library.
    2. Schizophrenia Working Group of the Psychiatric Genomics Consortium. Biological insights from 108 schizophrenia-associated genetic loci. Nature 511(7510):421-427, 2014. doi: 10.1038/nature13595.
    3. Correll CU, Rubio JM, Inczedy-Farkas G, et al: Efficacy of 42 pharmacologic cotreatment strategies added to antipsychotic monotherapy in schizophrenia. JAMA Psychiatry 74 (7):675-684, 2017.
    4. Wang SM, Han C, Lee SJ: Investigational dopamine antagonists for the treatment of schizophrenia. Expert Opin Investig Drugs 26(6):687-698, 2017.
    5. Jim van Os, Kapur S, Schizophrenia (PDF), in Lancet, vol. 374, no 9690, agosto 2009, pp. 635–45.
    6. Włodarczyk A. et al. Med Hypotheses. 2018 Sep;118:74 -77. doi: 10.1016/j.mehy.2018.06.022. Epub 2018 Jun 20.
    7. Palmer CM. Schizophr Res. 2017 Nov;189:208-209. doi: 10.1016/j.schres.2017.01.053. Epub 2017 Feb 3.
    8. Kraft BD et al. Nutr Metab (Lond). 2009 Feb 26;6:10. doi: 10.1186/1743-7075-6-10.
    9. Bostock EC et al. Front Psychiatry. 2017 Mar 20;8:43. doi: 10.3389/fpsyt.2017.00043.eCollection 2017.
    10. Kim SY et al. Schizophr Bull. 2017 Jan;43(1):197-204. doi: 10.1093/schbul/sbw129. Epub2016 Sep 24.
    11. Michael J. Fowler, MD Clinical Diabetes 2008 Apr; 26(2): 77-82.
    12. Lucia Kerti, A. Veronica Witte, Angela Winkler, et al.Neurology 2013; 81; 1746-1752Published Online before print October 23, 2013 DOI

      10.1212/01.wnl.0000435561.00234.ee

    13. Haijma SV et al. Schizophr Bull. 2013 Sep;39(5):1129-38. doi: 10.1093/schbul/sbs118.Epub 2012 Oct 5.
    14. Yun – Hee Youm et al. Nature Medicine volume 21, pages 263–269 (2015)

    15.Nieto R et al. Front Psychiatry. 2013 Jun 17;4:45. doi: 10.3389/fpsyt.2013.00045.

    eCollection 2013.

    1. Shiyong Peng et al. Discovery Medicine October 25, 2018
    2. Adriana Fernanda Vizuete et al. Life Sciences Volume 92, Issues 17-19, 20 May 2013,Pages 923-928
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