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CHETOGENESI E SPORT:
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L’utilizzo della dieta chetogenica nella gestione del peso e delle performance di schermidori.

Il mio contributo per il ketolearning contest vuole essere una proposta per ampliare l’utilizzo della dieta chetogenica in una fascia di atleti che non solo praticano esercizi con una miscela di velocità, forza e tecnica ma che devono possedere anche enorme concentrazione e pensiero tattico: gli schermidori.

Uno degli elementi che differenzia gli atleti da persone non regolarmente impegnate nello sport è la composizione corporea e le differenze tra le distribuzioni di tessuto adiposo e massa muscolare – in molti casi anche estreme – si riferiscono anche a atleti che variano in base alle discipline sportive praticate. Negli sport di combattimento e in particolare nella scherma, ci sono caratteristiche della composizione corporea che sono associate addirittura, allo stile di combattimento individuale. In uno studio abbastanza recente sono state studiate le differenze tra le atlete della squadra nazionale di scherma polacca rispetto alle giovani donne della stessa popolazione. Si è potuto osservare che una caratteristica specifica delle donne specializzate in questo sport è la loro adiposità rispetto alle donne che non si allenano o che si allenano nel judo e nel tennis. Le proporzioni corporee degli schermitori femminili specializzate nella sciabola, in particolare, indicano una corporatura più maschile e pur restando in un range di normopeso, presentano un maggiore perimetro dell’avambraccio e della lunghezza dell’arto superiore e un alto contenuto di tessuto adiposo [1]. Questo profilo specifico della composizione corporea delle atlete, soprattutto quelle che utilizzano la sciabola, è dovuto, molto probabilmente, agli effetti a lungo termine della pratica di allenamento e è stato osservato anche nei maschi. Tuttavia, uno studio su atleti agonisti che gareggiano a livello mondiale, ha identificato che in base al sesso ci sono diverse specifiche corporee, agilità e fragilità che si ripercuotono sulla prestazione. Ad esempio, le donne mostrano una maggiore adduzione dell’anca, abduzione / adduzione del ginocchio, eversione della caviglia e forze di contatto femore-rotulea della gamba principale durante i movimenti di affondo, con prevalenza di lesioni (36%) rispetto ai maschi (27%) [2, 3]. A causa della sua unica asimmetria nel movimento, la scherma impone elevate esigenze fisiologiche in termini di coordinazione neuromuscolare, forza e potenza e l’impatto sul sistema muscolo-scheletrico. La scherma richiede “forza esplosiva”, è uno sport con movimenti rapidi di “propulsione” e “schivata” che offendono / difendono gli schermidori a impatti e il controllo neuromuscolare dei movimenti multi-articolari è essenziale per una prestazione d’élite.

Più che negli altri sport, l’affaticamento muscolare e l’esaurimento psicofisico influenzano la prestazione e aumentano il rischio di lesioni e il risultato di prestazioni scadenti [4, 5].

Dal punto di vista energetico, lo schermidore utilizza sia sistemi anaerobici (ATP-Fosfocreatina per il 60% e Glicolisi 30%) che aerobici (10%) (vd figura della mappa energetica) e la spesa energetica

media è stata calcolata essere di 10,24 ± 0,65kcal/min. Ad oggi non esiste un regime dietetico indicato per migliorare la prestazione sportiva di questi atleti [6].

È ben noto che la prestazione atletica può migliore quando si ha un’alimentazione ottimale e che un programma di allenamento ben progettato dovrebbe dipendere da un equilibrio tra assunzione di nutrienti e energia. Infatti, mentre una dieta carente di nutrienti può portare alla perdita di massa e forza muscolare e a una maggiore suscettibilità alle malattie, all’altro estremo, un’assunzione elevata può condurre a un aumento di peso che limita comunque la performance dell’atleta [7].

Nonostante il crescente uso di diete chetogeniche a basso contenuto di calorie (VLCKD) nel controllo del peso e nella gestione della sindrome metabolica, vi è una scarsità di ricerche sugli effetti di questo tipo di nutrizione sulle prestazioni sportive. Le diete chetogeniche possono essere utili negli sport che includono le divisioni di classe di peso ma io sono interessata a investigare l’influenza del VLCKD sulle prestazioni della forza esplosiva. Ritengo, infatti, che, più che in altri sport, la dieta chetogenica possa essere vantaggiosa per quelle atlete o atleti che necessitano di migliorare la loro composizione corporea, apportando anche benefici grazie al suo effetto antiinfiammatorio.

La dieta chetogenica, originariamente sviluppata per trattare l’epilessia nei bambini non responder, si sta diffondendo per essere utilizzata nel trattamento di molte patologie. L’azione principale della dieta chetogenica è correlata al miglioramento della funzione mitocondriale e alla riduzione dello stress ossidativo. Il B-idrossibutirrato, il chetone più studiato, ha dimostrato di ridurre la produzione di specie reattive dell’ossigeno (ROS), migliorando la respirazione mitocondriale: stimola il sistema antiossidante cellulare endogeno con l’attivazione del fattore 2 correlato al fattore nucleare 2 derivato da eritroidi (Nrf2), modula il rapporto tra le forme ossidate e ridotte di NAD +/ NADH e aumenta l’efficienza della catena di trasporto degli elettroni. Inoltre, la dieta chetogenica svolge attività antinfiammatoria riducendo significativamente la concentrazione di marcatori sierici tra cui l’interleuchina-6 (IL-6), la proteina MCP -1, e la molecola di adesione intercellulare-1 (ICAM-1) [8]. Nella VLCKD l’assunzione giornaliera di carboidrati è inferiore a 30 g e questo limita la disponibilità di glucosio ai tessuti, stimolando la chetogenesi nel fegato. La funzione fisiologica della chetogenesi è di fornire al cuore e al sistema nervoso centrale (CNS) un substrato metabolico ad alta energia durante la ridotta disponibilità di glucosio – grazie a questo meccanismo i chetoni hanno permesso ai nostri antenati di sopravvivere e rimanere efficienti anche quando privati del cibo [9. 10]. Questi effetti sono molto attraenti per gli atleti che hanno bisogno di perdere rapidamente massa grassa ma, curiosamente, nonostante l’enorme quantità di letteratura scientifica sulle diete chetogeniche, la loro influenza sulle prestazioni sportive rimane scarsamente studiata.

In un recente studio italiano è stato osservato l’effetto di 30 giorni di VLCKD su atlete, agoniste di ginnastica artistica, con un volume medio di allenamento settimanale di circa 30 ore [11]. Durante il periodo VLCKD (30 giorni) è stato chiesto alle atlete di mantenere il normale programma di allenamento. I dati raccolti indicano che seguendo una chetogenica a ridotto contenuto calorico (con una adeguata assunzione di proteine) le atlete hanno migliorato la composizione corporea senza alcun cambiamento negativo nella forza e nelle prestazioni energetiche. Sembra che effetti negativi della VLCKD sulle prestazioni sportive, vengano riscontrati solo quando la dieta è seguita per un periodo inferiore ai 15 giorni. Di basilare importanza per gli atleti è, infatti, il “cheto-adattamento” un processo fisiologico di adeguamento alla restrizione dei carboidrati che necessita di almeno 10/14 giorni per produrre gli effetti positivi [12].

Viene sottolineato anche che durante la VLCKD viene mantenuto il quantitativo di massa cellulare metabolicamente attiva. Inoltre, non è marginale l’effetto di sazietà delle proteine (che porta alla riduzione dell’appetito), la riduzione del quoziente respiratorio a riposo e quindi un aumento del metabolismo dei grassi per uso energetico e l’aumento della disponibilità di adenosina trifosfato intracellulare (ATP).

Alla luce di questi dati e della letteratura che ho visionato, credo che si possano sensibilizzare gli allenatori a utilizzare questo approccio dietetico soprattutto per le atlete con adiposità localizzate agli arti inferiori, questo aiuterebbe sicuramente a migliorare lo slancio e a renderle più agili, specie nel gioco di gambe. Non da sottovalutare, inoltre, l’azione dei chetoni a livello del sistema nervoso centrale infatti, in letteratura è più volte sottolineato come la dieta chetogenica possa migliorare le prestazioni cognitive, l’umore e la capacità di attenzione, doti necessarie nella scherma [13].

https://www.caasn.com/fencing.html

 

BIBLIOGRAFIA CONSULTATA

1. Jagiełło W, Marina J, Maciej KR, Jan BB, Artur L, Jarosław K. Properties of body composition of female representatives of the Polish national fencing team – the sabre event. Biol Sport. 2017;34(4):401-406.

2. Sterkowicz-Przybycień K. Body Composition and somatotype of the elite of Polish fencers. Coll. Antropol. 2009;33(3):765–772.

3. Gender differences in the kinetics and lower extremity kinematics of the fencing lunge

Jonathan Sinclair & Lindsay Bottoms Pages 440-451 | Published online: 03 Apr 2017

4. Chen TL, Wong DW, Wang Y, Ren S, Yan F, Zhang M. Biomechanics of fencing sport: A scoping review. PLoS One. 2017;12(2)

5. Yanfei Guan, Li Guo, Nana Wu, Lingli Zhang & Darren E.R. Warburton Biomechanical insights into the determinants of speed in the fencing lunge BIOMECHANICS AND MOTOR CONTROL Pages 201-208 | Published online: 17 Dec 2017.

6. Ghloum K, Hajji S. Comparison of diet consumption, body composition and lipoprotein lipid values of Kuwaiti fencing players with international norms. J Int Soc Sports Nutr. 2011;8:13.

7. Rodriguez NR, Di Marco NM, Langley S. American College of Sports Medicine position stand. Nutrition and athletic performance. American Dietetic Association; Dietitians of Canada; American College of Sports Medicine. Med Sci Sports Exerc. 2009;41(3):709–31.

8. Milder JB, Liang LP, Patel M. Acute oxidative stress and systemic Nrf2 activation by the ketogenic diet. Neurobiol Dis. 2010;40(1):238-44

9. Pinto A, Bonucci A, Maggi E, Corsi M, Businaro R. Anti-Oxidant and Anti-Inflammatory Activity of Ketogenic Diet: New Perspectives for Neuroprotection in Alzheimer’s Disease. Antioxidants (Basel). 2018;7(5):63.

10. Ma S, Huang Q, Tominaga T, Liu C, Suzuki K. An 8-Week Ketogenic Diet Alternated Interleukin-6, Ketolytic and Lipolytic Gene Expression, and Enhanced Exercise Capacity in Mice. Nutrients. 2018;10(11):1696.

11. Paoli A, Grimaldi K, D’Agostino D, et al. Ketogenic diet does not affect strength performance in elite artistic gymnasts. J Int Soc Sports Nutr. 2012;9(1):34.

12. Phinney SD. Ketogenic diets and physical performance. Nutr Metab (Lond). 2004;1(1):2.

13. Hallböök T, Ji S, Maudsley S, Martin B. The effects of the ketogenic diet on behavior and cognition. Epilepsy Res. 2011;100(3):304-9.